12 dicembre 2012

DIAMO SPAZIO AI SOCI

A partire da questo mese, sarà disponibile sul sito web e sulle newsletters, uno spazio libero riservato ai soci e a tutti gli amici del Lions Club Montecatini Terme in cui sarà possibile esprimere idee, opinioni e considerazioni su qualsiasi argomento: dal sociale, al culturale, al professionale o perchè nò al politico non fazioso o allo sportivo. Speriamo che possa diventare un punto utile di confronto, di comunicazione e creatività a disposizione di tutto il Club. Potete inviare i vostri articoli a info@lionsmontecatini.it; verranno pubblicati sotto il titolo "Diamo spazio ai soci". Iniziamo da alcune bellissime riflessioni sulla vita, sull' amore e sulla caducità di tutte le cose che abbiamo ricevuto dal nostro caro amico e socio Prof. Orazio Bertelli che commenta un' ode eterna del poeta latino Orazio:

Orazio Odi, I-11

Invio questo breve testo latino con la traduzione e con un piccolo commento, al di là di quelli che possono essere gli interessi più propriamente lionistici dei lettori del nostro club in questo spazio-rubrica, così ben organizzato. E’ solo da parte mia, senza presunzione alcuna (per carità!), un’idea, non per uscire “fuori” dall’ humus del Club, ma per rimanere tuttavia “collegati” in un comune interesse culturale che investe,credo, tematiche universali e che quindi ci possono spingere ad interagire ed a commentare analiticamente anche nostre possibili visioni su diversi argomenti, che ognuno vorrà, se lo riterrà utile e producente, presentare. 
Questa ode del poeta latino Orazio è troppo bella e troppo famosa per non ricordarla nella sua completezza e che quindi vi sottopongo. Il “passato-antico” ha prodotto, attraverso le memorie, le testimonianze e gli studi, quel patrimonio di sentimenti e di idee che fa di quei valori una morale di vita ed un principio inalienabile di sensibilità e di gusto.

"Tu ne quaesieris,scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios 
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati, 
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida aetas:
carpe diem, quam minimum credula postero"

"Tu,non ricercare, non è lecito saperlo, 
quale fine (destino) a me e a te abbian dato gli dei,
oh Leuconoe(*), e non tentare (mettere alla prova)
i calcoli (la cabala) babilonesi. 
Come è meglio accettare qualsiasi cosa accadrà, 
sia che Giove ci abbia concesso molti inverni ancora,
o che sia l'ultimo questo che ora 
fiacca il mar Tirreno contro 
le opposte rocce(contro le opposte scogliere).
Sii saggia, filtra i vini e a causa dell’esiguo
 spazio(della vita),tronca ogni lunga speranza. 
Mentre noi parliamo, sarà già sfuggita la nostra età invidiabile: 
afferra l’oggi (vivi il momento presente),
sii fiduciosa il meno possibile nel domani (nel giorno che verrà)."

(*) Il nome Leuconoe,della donna amata dal poeta, etimologicamente vorrebbe dire "dalla mente candida" e quindi si potrebbe tradurre, traslandolo in un nome comune, "anima candida".

Commento

È questa l'ode in cui forse meglio si armonizzano e si ricompongono in un equilibrio suggestivo diversi temi: il pensiero ricorrente della morte, la presenza della stagione invernale, che trascorre come la vita, ed il mare che sbatte negli scogli, così come i momenti della nostra esistenza. E, poi, l’idea gioiosa, spensierata, epicurea, del vino e del dialogare con la donna: "finchè parleremo avremo l'illusione di fermare il tempo, il quale nel momento in cui lo viviamo sta già fuggendo".Orazio non intende regalarci precetti morali, ma in tono colloquiale e sommesso fa una riflessione sull'esistenza: è inutile porsi tante domande, ciò che conta nella vita sono le gioie piccole, i momenti preziosi da cogliere e assaporare nella quotidianità. Il carpe diem appare connesso con il divieto: "non pensare al domani". È questo il pensiero della morte, inscindibile da quello del tempo che fugge, che egli cerca di rimuovere in una illusione che forse può sollevare l’animo da ciò che è legato ad una realtà ineluttabile. Il concetto del “limite finale” non può superare, pertanto, alcuna estensione di tempo: tutto è determinato da un relativismo a cui ognuno di noi è sottoposto, ma che bisogna fronteggiare con dignità, e la poesia di Orazio è ricerca di quella “via di mezzo” da percorrere nella vita di ognuno di noi,evaporando qualsiasi disarmonia. Forse questa è una forma di felicità.

                                                                                          Orazio Bertelli